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Il virus post-democrazia del post-capitalismo

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di Manuel Augusto Araújo
L’epidemia virale ha avuto luogo, facendo esplodere forme di vita, realtà sociali, equilibri geopolitici, dogmi economici con una facilità e una velocità insolite.

Inaspettatamente un virus è scoppiato globalmente infettando il mondo, evidenziando e aggravando tutta una situazione che già esisteva e si era consolidata, provocando quella parte dell’iceberg dove si evolvono violentemente gli aspetti più oscuri e abominevoli di una società dove tutto è usa e getta, dalle persone agli oggetti , purché il profitto sia garantito.

Nel sistema economico dominante, il paradigma della crescita infinita ha subito un arresto improvviso e brutale, ma la spinta al profitto, che si manifesta in molti modi, non è diminuita. Il sistema del capitalismo liberista, anche collegato ai suoi fan, continua a vampirizzare le nostre vite.

Nella lotta contro la pandemia planetaria, sono state profilate diverse prove, nel bene e nel male, a dimostrazione della bancarotta del capitalismo neoliberista. I paesi che l’hanno affrontata meglio e quelli che stanno recuperando le loro economie più velocemente sono quelli che hanno sistemi di sanità pubblica più robusti e che non sono soggetti alla ferocia della deregolamentazione selvaggia degli interessi privati, avendo lasciato nelle mani dello Stato gli strumenti fondamentali per controllare lo sviluppo economico, se pur accettando alcune regole di mercato. All’estremo opposto, Stati Uniti d’America (USA) e Brasile in prima linea, la devastazione continua senza fine in vista, il che non scoraggia le forze dominanti, come se la pandemia fosse un malfunzionamento della macchina di esplorazione in corso che provoca alcunie defaliance ma non si blocca nel sistema predatorio.

La guerra dei vaccini
In genere, il capitale cerca di estrarre profitti rapidi e immediati dalla crisi umanitaria instaurata con l’espansione del coronavirus. La guerra instaurata con la corsa per un vaccino efficace è molto rivelatrice della miseria morale e dei mezzi mobilitati da queste persone senza alcuna goccia di dignità. Le grandi aziende farmaceutiche hanno all’orizzonte l’estrazione di favolosi profitti dalla catastrofe.
La grande promiscuità dello stato americano del governo Trump (come quelli precedenti) con i plutocrati è ben dimostrata nella farsa delle miserabili campagne che promuove mentre gli Stati Uniti salgono sul podio della devastazione pandemica. Sono l’esempio esemplare (passi il pleonasmo) del virus persistente che attacca l’imperialismo unipolare. Tutto serve per fermare l’emergere di vaccini da mettere a disposizione della comunità mondiale come medicinale generico, come quelli prodotti da Cina e Russia, altrettanto efficaci o più efficaci di quelli che producono nei loro laboratori, ben supportati dalle indagini degli istituti universitari, che utilizzano a loro vantaggio.
Tutto va bene con la loro macchina spalmatrice centrata sui media corporativi e mercenari che batte pesantemente la pelle dei tamburi, inventando tutta una serie di calunnie senza controprova, che in queste ultime, visto il rischio imminente che un vaccino generico venga universalmente posto da questi paesi, è quello della pirateria scientifica.

In tempi di vertigine giornalistica, le notizie false si moltiplicano, si rafforzano, rilanciano e riprendono dai centri di potere in cui la Casa Bianca occupa un posto centrale. Sanno fin troppo bene che in pochi ricordano che la Cina ha sequenziato il genoma del coronavirus in tempi record e che lo ha messo a disposizione della comunità scientifica mondiale per trovare un antidoto nel più breve tempo possibile. Il denaro, la quantità di profitto che possono raccogliere, è quello che conta sui milioni di vittime della pandemia. Questa è la logica inossidabile e disumana delle grandi società.

Sanno come sfruttare la mancanza di memoria con slogan e tweet per diffondere disinformazione e paura, avendo loro imparato bene la lezione di Machiavelli, che ha reso la paura una categoria politica per il Principe e per mantenere intatto il suo potere sovrano. Nella postmodernità è lo Stato a diffondere da piccoli a grandi terrori, l’implosione delle Torri Gemelle dell’11 settembre è stato il suo alfa, per giustificare le opzioni politiche presentate come prese in difesa dei suoi valori di civiltà e dei suoi cittadini (le guerre per portare la democrazia).

La solidarietà che dovrebbe provocare questo sconvolgimento planetario è lanciata alle ortiche con, tra l’altro, la luminosa eccezione di un piccolo paese come Cuba. Hanno avuto anche la grande sfacciataggine, cosa che non manca in quei luoghi, di svalutarla o denigrarla. Solidarietà erosa all’osso nell’Unione Europea che dimostra, per chi aveva ancora un po ‘di dubbio, che la coesione che dicono di cercare di stabilire in quello spazio è la farsa della cannibalizzazione dei paesi economicamente più forti, i cui governanti, uomini con le mani in pasta nei grandi monopoli, sono persone senza ideologia o etica, in relazione ai più deboli che sono stati quelli che hanno più sentito gli effetti del Covid-19. È diritto del più forte imporre la propria legge in uno spazio economico e politico in cui l’unica libertà intoccabile è la libertà illimitata di circolazione dei capitali,

Proteste contro i detentori del grande capitale

Una convulsione planetaria
La pandemia ha provocato uno sconvolgimento planetario con conseguenze ancora imprevedibili. L’equipaggiamento dei dogmi del capitalismo neoliberista è andato alla deriva. La recessione è generale e inevitabile in un’economia in cui i debiti pubblici e privati, che avevano già raggiunto un valore immenso sulla scia delle crisi sistemiche e dei picchi dell’11 settembre e delle crisi finanziarie e creditizie del 2008, si accumulano senza finire in vista. Cinicamente e ipocritamente partiti di destra e paesi governati da partiti di destra (e sinistra pro capitale), l’Inghilterra è forse il caso più tipico, scoprendo quella le virtù dell’intervento statale nei servizi sanitari nazionali e delle privatizzazioni, seppur temporanee, delle società a cui concedono ampio consenso e, in una presa in giro dello Stato sociale che era una carta fuori dal mazzo, nel ben più esiguo sostegno per i lavoratori, le famiglie.
La celebre sigla TINA (There is No Alternative) del capitale spietato viene messa in attesa dai suoi leader, che si moltiplicano come se non ci fosse un domani in sondaggi, stime, previsioni, pronostici, per mettere in discussione il futuro che sarà sempre peggiore perché queste mosche restano dentro le bottiglie dove sono e conservano i valori della civiltà occidentale, in cui l’unico non discutibile è il saccheggio su cui hanno costruito il loro successo, e non possono sfuggirlo continuando a guardare il mondo inabitabile che li circonda.

« Il distacco sociale, il confinamento coatto che preventivamente mirava e mira alla non espansione della pandemia, tanto quanto interrompeva la crescita economica senza misura né fine, portava anche in primo piano le disuguaglianze sociali disumane […] alcuni superano la soglia della sopravvivenza e altri solo sono marginalmente influenzate in alcuni beni superflui, anche la pressione psicologica è estremamente diversa in una famiglia di quattro persone in isolamento in un edificio urbano e uno della stessa dimensione che vive in una casa con giardino e piscina piantumata in riva al mare »

Su questa lavagna nera, si erge la bandiera lacera della libertà, di facebook, di Twitter, di Google, guardati dall’algoritmo che ha la morale del pensiero dominante.

Altri segni sono estremamente inquietanti. La frenata dell’economia ha allargato le macchie di povertà con la recessione diffusa che è stata ed è ampiamente sfruttata dagli imprenditori, con l’errore di difendere la possibile occupabilità in questo interregno, per aumentare il numero di disoccupati creando un esercito di manodopera. -lavoro che verrà utilizzato quando l’anomalia di normalità precedentemente in vigore sarà, in qualche modo, ripristinata. I diritti dei lavoratori, sospesi durante questo periodo eccezionale, possono, nell’ordine, essere duramente colpiti. La volgarizzazione del telelavoro, che è, in un periodo di reclusione, la possibile sicurezza di un lavoro isolato, individualizzato, accettato dalla stragrande maggioranza dei lavoratori date le particolarità dello stato di eccezione,quindi è necessario rispondere al carattere predatorio del capitale con nuove forme organizzative .

Gli stati-nazione delle democrazie liberali, che negli ultimi decenni hanno ceduto e perso la loro sovranità a favore di istituzioni sovranazionali al servizio di un nuovo ordine politico ed economico imperialista, sono stati costretti a chiudere i loro confini, recuperando parzialmente quella sovranità per imporre gli stati d’eccezione che sospende per decreto le libertà democratiche, con il valido pretesto di immunizzare le società dalla crisi sanitaria ma che ha, dall’altra parte della medaglia, politiche di sicurezza, vitaminizzando l’intero arsenale delle forze liberiste con xenofobia e razzismo in prima linea .

Più della metà della popolazione mondiale è sottoposta a sorveglianza digitale in varie forme di quarantena che hanno chiuso fabbriche, scuole, spazi pubblici culturali, commerciali, sportivi, religiosi, persone isolate detenute nelle loro case, reciso tutti i legami di vita delle comunità di guida loro e imprigionandoli per i legami virtuali delle ragnatele dei social network dove si espongono, facilitando il lavoro dell’occhio panottico dei segreti che, per molti anni, con la complicità delle grandi aziende digitali, ha indagato il lavoro quotidiano di pattugliamento fisico e digitale che ora, cinicamente e ipocritamente, il mondo occidentale presenta come una novità, indotta dalla pandemia, che avrebbe prodotto l’effetto dell’accettazione volontaria della ritrattazione dello spazio pubblico e dell’invasione della sua privacy, di cui un ottimo esempio sono le app di monitoraggio dei contatti.

Sorveglianza digitale

Nulla indica che le nuove misure digitali, ritenute essenziali per controllare e dominare la diffusione del Covid-19, non siano più attive, divenendo invisibili dopo lo stato di emergenza e la fine degli arresti domiciliari, indipendentemente da quante garanzie siano date per la tutela del dati individuali. Non bisogna dimenticare che questa è anche una nuova fonte di reddito altamente redditizia per gli empori digitali.

Una situazione che porta in sé un virus ben più pericoloso, quello della depoliticizzazione da parte del terrore del contagio, che, se in realtà è politicamente neutro, non lo è più nei modi in cui viene combattuto.

L’epidemia virale ha avuto luogo, facendo esplodere con facilità e rapidità insolite forme di vita, realtà sociali, equilibri geopolitici, dogmi economici. C’era anche chi, come Slavoj Zizek, riteneva che il coronavirus avesse dato «un tipo Kill Bill al neoliberismo», in un testo così accurato, avvertendo che “l’attuale diffusione dell’epidemia di coronavirus ha innescato vaste altre epidemie di virus ideologici che erano latenti nelle nostre società: notizie false, teorie del complotto paranoiche, focolai di razzismo, ecc.”, come sbarca in una sfacciata speculazione che “forse un altro virus ideologico, molto più benefico, si diffonderà e, si spera, ci infetterà: il virus del pensare a una società alternativa, una società al di là dello stato-capitale, una società che si reinventa plasmata in forme di solidarietà e cooperazione globale »per concludere, sulla base di una serie di corrette considerazioni sulla barbarie del capitalismo neoliberista, certo come il kung fu soffia Bruce Lee, per usare metafore cinematografiche così tanto gradite al filosofo sloveno, che l’umanità si muoverà verso “una qualche forma di comunitarismo reinventato”.
Una tesi bizzarra, idealistica e paralizzante che finisce per disturbare alcune sinistre: quelle che hanno rinunciato a lottare per il cambiamento sociale radicale, limitandosi a lottare per cambiamenti sociali che sarebbero forse la possibile forma di un “comunismo reinventato” senza comunismo e quelli del volgare Marxismo-leninista che ha la certezza teleologica che un giorno avrà luogo il comunismo, quindi potrà stare seduto ad aspettare. Entrambi erodono i principi del marxismo-leninismo, così spesso riaffermati da Lenin, che il capitalismo sarà sconfitto solo dalla lotta quotidiana delle forze sociali e politiche per riunire le condizioni oggettive e soggettive per sconfiggerlo.

Il capitalismo non funziona, la vita è altra cosa

Il coronavirus non è il motore di nessuna rivoluzione, per quanto abbia smascherato i fallimenti del capitalismo neoliberista, provocando fratture aperte nella sua struttura. È ben lungi dal distruggerlo come sistema di produzione globale, anche se la sua precedente egemonia ha in molti punti spaccato e permanentemente spaccato, aprendo la strada a un post-capitalismo per dare nuova vita al capitalismo, calibrandolo secondo le nuove prove , la più grande delle quali è che più robusti sono i servizi pubblici, meglio si affrontano le crisi, soprattutto quelle di questa dimensione, in cui è infranto il mito dell’eccellenza della gestione privata, la sua superiorità rispetto alla gestione pubblica, per continuare ad utilizzare come ha sempre fatto lo Stato come pronto soccorso per i suoi fallimenti.
Nel suo campo visivo ci sono anche i diritti sociali e dei lavoratori, l’indebolimento e l’emarginazione delle strutture, dei sindacati e dei partiti politici che li difendono. Nel possibile post-capitalismo di una post-democrazia, in cui alcuni o anche molti dei nuovi tipi di sorveglianza, consentivano alle masse popolari di proteggersi dalla pandemia, diventerà la norma, la collusione tra politici venduti al capitalismo e plutocrati del settore digitale e finanziario,quello che Naomi Klein chiama lo “Screen New Deal” .
L’obiettivo del sistema liberista è sempre lo stesso, prendere vaste fette di nuovo business fornito dalla pandemia per aggiungerle a quelle che già dominano. Dobbiamo sicuramente affrontare questo stato di assedio con gli strumenti vecchi e nuovi che le frange rivoluzionarie nazionali e popolari non accetteranno mai : quello della nuova realtà capitalista, che, per quanto coerente ed egemonica appaia, si possa considerare definitiva, mentre saranno in grado di forgiare una nuova realtà fattuale, ispirandosi ai molti secoli di lotta che rivelano il carattere contingente della realtà storica del capitalismo.

Manuel Augusto Araújo


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